Al di là delle bombe di camorra

Qualche anno fa, in uno dei nostri progetti nelle periferie dell’area Nord di Napoli, chiesi ai bambini di una quarta elementare di spiegarmi il significato che per loro aveva il termine “diritto”. Non mi aspettavo certo una definizione accademica, ero più che altro preparato a raccogliere esempi per approfondirli insieme durante la lezione. Rimasi invece molto colpito quando uno degli alunni, alla parola “diritto”, reagì mimando il gesto delle manette. Ricordo ancora l’espressione che aveva: seria, quasi torva. Appresi più tardi che la sua distorta visione del tema era la risultante di una serie di problemi giudiziari riguardanti alcuni suoi familiari. I bambini dopotutto sono come spugne: quello che vedono, ascoltano, vivono, inevitabilmente lo assimilano.

Parto da qui allora: da uno studente di quasi nove anni nato e cresciuto in periferia, in uno dei più difficili rioni della mia città, Afragola, oggi nota per essere al pari di un territorio di guerra, con otto attentati esplosivi di matrice camorristica registrati in appena venti giorni.

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La TERRA DEI FUOCHI non deve morire

“Terra dei fuochi” è un termine usato per la prima volta nel “Rapporto Ecomafie 2003” curato da Legambiente, e indica quella porzione del territorio campano che, estendendosi tra le province di Napoli e Caserta per un grandezza di 1076km², ospita oltre 2 milioni e mezzo di abitanti. Questa zona, che comprendere il famoso “triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano”, è oggetto di uno stretto monitoraggio da parte del Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Regione Campania, per l’elevata mortalità a causa di tumori e malformazioni congenite rilevate dal 1994 al 2002.
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“La gara a chi è più incoerente” – EDITORIALE

ELEZIONI POLITICHE 2013Ad ogni tornata elettorale, per quanto si voglia sempre e comodamente evitare di parlarne, il dato più rilevante, e in preoccupante crescita, risulta quello dell’astensionismo.
Il “non voto” è la scelta che forse meglio rappresenta e traduce, in termini pratici, la crisi di rappresentanza che attanaglia buona parte dei cittadini italiani, un malessere che coinvolge generazioni diverse e che spesso spinge persino chi il voto lo ha dato a dirsi in ogni caso deluso per aver preferito, alla fine, solo il “male minore”.
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