“La gara a chi è più incoerente” – EDITORIALE

ELEZIONI POLITICHE 2013Ad ogni tornata elettorale, per quanto si voglia sempre e comodamente evitare di parlarne, il dato più rilevante, e in preoccupante crescita, risulta quello dell’astensionismo.
Il “non voto” è la scelta che forse meglio rappresenta e traduce, in termini pratici, la crisi di rappresentanza che attanaglia buona parte dei cittadini italiani, un malessere che coinvolge generazioni diverse e che spesso spinge persino chi il voto lo ha dato a dirsi in ogni caso deluso per aver preferito, alla fine, solo il “male minore”.
Del resto raramente è stata fatta un’attenta analisi sulle possibili cause di questo evidente distacco che quotidianamente vive tra i cittadini e le Istituzioni, così come non si è mai seriamente pensato che tra i tanti strutturali motivi dell’instabilità generale del nostro sistema politico ci sia un’ormai costante incapacità, da parte dei vari partiti, di rappresentare le istanze attuali della società civile. Certo ha il suo peso la rigidità con cui si fossilizzano anacronisticamente su posizioni ormai antiquate, ma un altro dei motivi principali, che a mio avviso allontana trasversalmente giovani e adulti dalla “cosa pubblica”, è senz’altro la patologica, quanto epidemica, “malattia dell’incoerenza”: la capacità inquietante, tipica della nostra classe politica, di riuscire contro ogni previsione a contraddire finanche se stessa pur di conservare, proteggere o guadagnare, interessi significativi, primo tra tutti quello all’autoconservazione.

05-Quarto vicenda.EPSLa vicenda Quarto, (Campania), che in queste ore è alla ribalta nazionale, è forse il caso studio perfetto per provare quanto appena detto. Mentre infatti prosegue la delicata inchiesta sul presunto voto di scambio politico mafioso e sulla tentata estorsione al primo cittadino, la giunta del comune campano, già sciolto due volte per infiltrazione mafiosa, è al centro di un ipocrita tiro al bersaglio da parte di chi, pur non essendo senza peccato, è sempre pronto a scagliare la prima pietra.
Il Partito Democratico è oggi forse il primo di questi finti moralisti, ed è davvero curioso notare come sappia alternare momenti di spiccato giustizialismo a forme di illuminato garantismo, ovviamente per pura convenienza politica e senza nessun nobile motivo ideologico. Ecco che risulta allora particolarmente difficile ricostruire le ragioni che un giorno spingono un  partito ad accettare De Luca come candidato alla Regione Campania, pur essendo condannato in primo grado, e il giorno dopo lo spingono a chiedere con forza le dimissioni di un sindaco che non solo non figura nel registro degli indagati, ma risulta addirittura parte lesa. Pare quasi una vicenda dai contorni burleschi, che sommata a tanti altri casi analoghi evidenzia una condotta spudoratamente incoerente.

Dubito quindi che il partito di Renzi abbia voluto lanciare l’offensiva su Quarto spinto da un sincero sentimento di giustizia, penso invece che il suo recente accanimento su questo episodio sia il frutto di una neanche tanto celata strategia: strumentalizzare la vicenda per colpire il Movimento Cinque Stelle con le sue stesse armi, quelle dell’attacco sommario, caotico e generalizzato.

Dall’altro lato, i grillini, in evidente stato confusionale, hanno pensato di risolvere tutto con la solita insensata epurazione: “il sindaco deve dimettersi, o verrà espulsa”, una frase che sa quasi di minaccia, in tutti i sensi, perché se è vero, come si afferma, che la Capuozzo ha violato i principi del Movimento, allora c’è da chiedersi perché non sia stata cacciata immediatamente, secondo la stessa logica già usata per altri in passato, e soprattutto per quale ragione le sia stata data la possibilità – con l’ ultimatum – di restare tra le fila del gruppo. Personalmente, credo sia più plausibile che il M5S abbia invertito la rotta iniziale “dell’appoggio incondizionato” secondo una logica puramente strumentale, proprio come fatto dal Pd, solo con forme e per ragioni diverse.

Ecco allora che si smette di sostenere Capuozzo non tanto perché ha irrimediabilmente sbagliato, quanto perché stare dalla sua parte non è più conveniente, dal punto di vista mediatico e soprattutto elettorale.

Estratto del comunicato comparso sul blog di Beppe Grillo

Estratto del comunicato comparso sul blog di Beppe Grillo

Cambiano quindi i soggetti, ma non i comportamenti, non l’ipocrisia di fondo.

Sindaco di Quarto Rosa Capuozzo con Luigi Di Maio e Roberto Fico, entrambi del direttorio M5S

Sindaco di Quarto Rosa Capuozzo con Luigi Di Maio e Roberto Fico, entrambi del direttorio M5S

Va comunque detto che il sindaco di Quarto non è esente da colpe, e nel merito ognuno è libero di maturare una sua posizione, tuttavia se è vero, come pare risultare da alcune intercettazioni (anche se gli interessati smentiscono), che i vertici grillini erano sin dagli inizi a conoscenza degli episodi incriminati, allora ciò che bisognerà accertare è se alla fine le regole saranno fatte valere per tutti, e se verrà quindi disposta l’espulsione anche per loro. Sarebbe la soluzione più coerente per evitare di sporcarsi con la politica dei due pesi e delle due misure, la stessa che tante volte hanno rinfacciato ai più navigati rivali.

A conti fatti, la vicenda, lontana dall’essere presto risolta, non avrà verosimilmente un lieto fine per nessuno, sicuramente non per i cittadini di Quarto, costretti a guardare la propria città in balìa di forze politiche opposte che strumentalizzano miseramente i valori della legalità pur di guadagnare punti nei sondaggi a scapito degli avversari. Nessun dibattito in questi giorni su idee e programmi per rilanciare il territorio; nessuno dei militanti, molti dei quali giovani (sic!) accorsi a farsi selfie da scampagnata domenicale tra un coro di dimissioni ed un cartellone esposto, hanno parlato di progetti per il futuro, di come restituire serenità ai cittadini e competitività alle imprese di un’area ormai schiacciata tra il potere e la prepotenza delle mafie.

Dimissioni o no, è questo modo sterile di fare politica che ha già ucciso Quarto, così come in precedenza aveva messo in ginocchio Roma alla vigilia del Giubileo, e che tutt’oggi si consuma in tanti altri comuni, piccoli e grandi, dove non si discute più di futuro, prospettive o idee, ma solo di giochi di potere, clientele e affarismi.

È per questo che alle prossime elezioni il dato che andrà tenuto in seria considerazione sarà quello dell’astensionismo, con percentuali che già immagino minimizzate dal vincitore di turno, contento solo di poter esultare per l’ennesima vittoria di Pirro, per quella che ormai altro non sembra che una gara a chi è più incoerente – e a questo punto, direi, anche pericolosamente irresponsabile.

Salvatore Salzano

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