L’uomo e la divisa

“Vorrei una polizia su cui poter contare, di cui non aver paura, come invece succede a me quando vedo una macchina di pattuglia e sono da sola.” Questo lo dice Patrizia Moretti in uno dei più recenti appelli alla politica italiana, perché si impegni a intervenire su un sistema, quello delle forze dell’ordine, a tratti farraginoso. Se il nome di Patrizia Moretti risultasse ai più sconosciuto, meno lo sarà quello di Federico Aldrovandi.
E non è un bene questo, perché la fama raggiunta da Aldrovandi è la fama di una vittima. Fino al 25 settembre 2005 Federico è solo un diciottenne ferrarese che torna a casa a piedi, dopo una serata in discoteca certo con un po’ di alcol e droga in corpo, ma tutto sommato tranquillo. Ma sulla stessa via di casa di Federico il 25 settembre 2005 passa anche la pattuglia Alfa 3 di Enzo Pontani e Luca Pollastri. Questi ultimi chiameranno poi in aiuto l’Alfa 2 con a bordo Paolo Forlani e Monica Segatto. L’incontro/scontro di queste quattro persone con Federico determina la perdita dell’anonimato per questo studente di Ferrara di 18 anni e la trasformazione in “caso Aldrovandi”.
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Calcio e Violenza: quelle ombre sugli stadi

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Scontri tra ultras e forze dell’ordine

Venticinque anni sono passati dal celebre Rapporto Taylor, il documento emanato in Gran Bretagna in merito a sicurezza negli stadi e tifo violento. Il pugno della “Lady di Ferro” Margaret Thatcher si abbattè con forza sulle società calcistiche e sugli hooligans britannici, rei di aver messo in ginocchio il Regno Unito seminando violenza dentro e fuori gli stadi. Una violenza che non risparmiava estranei al mondo del calcio, che faceva vittime tra giovanissimi e studenti, e che molto frequentemente sfociava in guerriglie urbane, agguati e devastazioni di locali e pub, allora focolari e pittoreschi luoghi di ritrovo degli ultrà inglesi, quasi tutti facenti parte della working class operaia.
I colpevoli che si macchiarono di omicidi e aggressioni, furono processati per direttissima, e nemmeno le stesse società sportive furono risparmiate: numerose le sanzioni pecuniarie e il bando delle stesse dalle competizioni europee per ben cinque anni. Il fenomeno degli hooligans allora si stava rapidamente diffondendo a macchia d’olio in gran parte dell’Europa, causando centinaia di vittime tra tifoserie avversarie e disastri calcistici che rimarranno tristemente famosi presso l’opinione pubblica, tra queste la strage dell’Heysel e la tragedia di Hillsborough. Due le cause principali: i sistematici raid da parte delle frange più estreme delle tifoserie e le condizioni fatiscenti ed obsolete dei molti stadi. Continua a leggere . . .

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