(S)blocca Italia, fiumi di cemento invadono il bel paese

Lo scorso 5 novembre, il decreto “Sblocca Italia” sul quale Palazzo Madama era stato chiamato a votare fiducia, è diventato legge. Il provvedimento – demagogicamente studiato in pieno stile Renzi – prevede misure e norme edilizie che andranno ad interessare una vasta gamma di settori: dalla realizzazione dellalta velocità Napoli – Bari e Palermo, Catania, Messina –  alla proroga delle concessioni autostradali; dagli incentivi per la banda larga a quelli per l’acquisto e l’affitto degli immobili; dalle risorse per gli ammortizzatori sociali a misure sugli inceneritori e sulle trivellazioni. Insomma, la parola d’ordine è deregulation: bomba libera tutti per il cemento.

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Uno dei punti più delicati del decreto riguarda il capitolo “Sblocca Bagnoli” che illustrerebbe un nuovo modello di governance territoriale per le aree di crisi industriale, finalizzato ad attrarre investimenti e investire sugli interventi di bonifica e sulla valorizzazione ambientale strappando, però, l’area di Bagnoli dalla competenza del Comune di Napoli e trasferirla al Governo.

A gestire la creazione della Bagnoli targata Renzi saranno due soggetti: il Commissario governativo e il soggetto attuatore, nominato tramite delibera dal Governo. Il primo soprintenderà l’attività del secondo che, in realtà, sarà il vero protagonista. Sarà il soggetto attuatore a distribuire gli appalti e ad elaborare il programma di risanamento, coerentemente con le finanze pubbliche. Nel programma sono contenute le previsioni urbanistico-edilizie, il mutamento di destinazione d’uso dei beni immobili, la previsione di opere pubbliche o di interesse pubblico e il cronoprogramma degli interventi. Il programma di risanamento potrebbe contenere premialità edificatorie, ossia un aumento della cubatura edificabile. Al Comune di Napoli, in definitiva, non resta alcuna potestà decisionale in merito all’area Bagnoli – Coroglio.

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Luigi de Magistris, indignato, ha partecipato alla mobilitazione contro il decreto lo scorso 7 novembre insieme ai partenopei che, a gran voce, hanno manifestato il proprio sdegno. “Renzi ha tradito Napoli dal punto di vista istituzionale, ha tradito la città e il suo sindaco che lo scorso 14 agosto aveva firmato un accordo che il presidente si è rimangiato” ha dichiarato il sindaco. “Noi non ci stiamo”.

Lo stato di emergenzialità permanente che giustifica i provvedimenti inseriti nello Sblocca Italia, rappresentano l’ennesima umiliazione degli spazi democratici in un paese che permette che i cittadini vengano spogliati del loro diritto a decidere in merito a quanto succede nelle proprie vite e sul proprio territorio a vantaggio unicamente delle lobby economiche e dei poteri forti che hanno distrutto la nostra regione e impoverito la popolazione. Inoltre lo Sblocca Italia, insieme alla legge di stabilità, prevedono un’ulteriore taglio al diritto allo studio confermando l’idea per cui ad oggi solo chi ha i mezzi può permettersi un’adeguata formazione”- hanno dichiarato alcuni studenti della Federico II presenti al corteo –“Viviamo in una realtà nella quale non esiste una tutela del diritto allo studio, non esistono reali agevolazioni per i “soggetti in formazione”, non vengono assicurati investimenti certi per assicurare a tutti un percorso formativo completo. Il rapporto dell’Osservatorio di Federconsumatori e la ricerca della Fondazione Sodalitas confermano proprio questo. Tasse altissime e costi pesanti fanno si che l’accesso all’istruzione sia un privilegio. Le cose non cambiano, anzi peggiorano, con il taglio al fondo di finanziamento ordinario degli Atenei e con la Legge di Stabilità. Ribadiamo con forza che è dalla liberazione dei saperi dalle logiche del mercato  che è necessario passare per ridare una nuova speranza a Bagnoli come al resto della nostra Regione e del nostro Paese”.

La fuga del corpo può sopperire alle esigenze delle giovani menti, Napoli ha le gambe legate.

Serena Esposito

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