1989-2014, il 25esimo anniversario della caduta del muro di Berlino

Pochi giorni fa, precisamente il 9 novembre, ci sono stati i festeggiamenti del 25esimo anniversario del crollo del Muro di Berlino. Un evento simbolico per ciò che rappresentava il muro e per le ripercussioni politiche, sociali e culturali avvenute dopo il suo crollo.
Ma perché fu costruito quel muro? Quale funzione aveva? Quali furono le conseguenze del suo abbattimento?

Era la notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 quando iniziarono i lavori di costruzione del muro che inizialmente consisteva in un semplice filo spinato. Il 15 agosto prese avvio la vera costruzione con blocchi di cemento prefabbricati, trappole anticarro e cecchini che sparavano a chiunque tentasse di attraversarlo. Nel 1975, a lavori ultimati, il muro arrivò ad avere una lunghezza di 166 km per 4 metri di altezza, dimensioni che divisero di fatto la Germania in due blocchi: quella federale ad ovest (RFT), sotto il controllo degli americani e quella democratica ad est (RDT), filosovietica. « Nessuno ha intenzione di costruire un muro. » dichiarò Walter Ulbricht , capo di stato della RDT e segretario del Partito Socialista Unitario della Germania, il 15 giugno 1961. Perché quella dichiarazione non fu rispettata? Il motivo principale era quello di separare con una linea di demarcazione i territori di competenza delle due super potenze, l’USA e l’URSS. Altro motivo fondamentale, diretta conseguenza del precedente, fu quello di limitare al massimo la migrazione di professionisti e lavoratori specializzati da est verso ovest: infatti nella Repubblica federale si viveva molto meglio grazie ai massicci aiuti economici americani, mentre nella Repubblica democratica filosovietica l’insoddisfazione cresceva per le politiche troppo dure e restrittive del governo. Con la costruzione del muro le migrazioni passarono da 2,5 milioni tra il 1949 e il 1962 a cinquemila tra il 1962 e il 1989.

Dopo moltissimi tentativi clandestini di superare il muro, alcuni portati a termine con successo altri puniti con la morte, il 23 agosto 1989 l’Ungheria annunciò l’apertura della propria frontiera con l’Austria e l’11 settembre 1989 quasi 13000 tedeschi orientali mossero verso l’ovest approfittando della situazione. Questo segnò senza dubbio il primo colpo basso al muro e la sua probabile caduta.

A giocare un ruolo importante fu anche Michail Gorbaciov con la sua perestrojka, ovvero una politica di rinnovamento incentrata su una maggiore apertura verso l’occidente. Questa nuova politica portò a molte opposizioni nei paesi che appartenevano al blocco sovietico e specialmente nella Repubblica Democratica tedesca. Infatti il movimento Neus Forum costrinse il 18 ottobre 1989 il leader della RDT, Erich Honecker, alle dimissioni. Prese il suo posto Egon Krenz che decise di concedere ai cittadini dell’Est permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest.

Il 9 novembre di quello stesso anno, Gunther Schabowski (ministro della propaganda), annunciò « Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (…) Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente. » ponendo fine a quell’orrenda divisione. Dopo quell’annuncio migliaia di persone scesero in piazza di fronte alla Porta di Brandeburgo e nella Kurfusten-damm di Berlino ovest facendo a pezzi il muro.

il muro che cade sotto i colpi delle picconate

Il 3 ottobre 1990 la Germania venne riunificata per opera del cancelliere Helmut Kohl e il Blocco sovietico crollò decretando ufficialmente la fine della guerra Fredda.

Oggi, dopo 53 anni dalla costruzione, restano pochissimi pezzi. I punti in cui è possibile visitare rovine di questo muro sono Potsdamer Platz e sulla riva della Sprea. In altri parti della città è possibile vedere pezzi molto piccoli e semplici che non danno però l’idea dell’imponenza muraria, tuttavia su alcuni si possono apprezzare dei bellissimi graffiti.

La maggior parte dei pezzi sono stati riutilizzati per costruire strade; altri sono stati messi all’asta arrivando a costare anche 250000 marchi tedeschi.

Demolire la maggior parte del Muro di Berlino, e lasciare alla fine poche tracce di quel confine a Berlino, dopo il 9 novembre 1989, ”fu forse una decisione sbagliata, ma umanamente molto comprensibile”. Lo ha detto il sindaco di Berlino dimissionario Klaus Wowereit, parlando alla commemorazione a Bernauer Strasse, dove è stata inaugurata una mostra permanente sul Muro di Berlino. ”Qualcuno oggi ci chiede, dov’era effettivamente questo Muro? – ha detto Wowereit, riferendo i richiami di chi trova che i pezzi rimasti nella capitale siano troppo pochi -. Non si poteva lasciare? Ha diviso per decenni brutalmente la città. Questa è una affermazione giusta. Ma dobbiamo ricordare che noi fummo felici che fosse demolito, dopo che aveva distrutto amicizie, legami, carriere”.

In occasione dell’anniversario anche il Papa ha parlato e pregato affinché “si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione”.

I festeggiamenti finali si sono consumati attraverso un gesto davvero simbolico: facendo volare palloncini bianchi gonfiati ad elio e precedentemente legati al muro per una lunghezza di 15 km rappresentando così lo smantellamento di un incubo durato per più di due decenni e che ha separato amicizie , amori, famiglie e quant’altro.

                                                                  Crescenzo Crispino

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