Giorgio Faletti, un paese intero a dirgli addio

«Cari amici, a volte la vita ci mette molto più ingegno e molto più impegno nel mettere i bastoni fra le ruote piuttosto che nell’ aiutare gli essere umani a realizzare i propri desideri». Così scriveva Giorgio Faletti nella mail inviata da Los Angeles pochi giorni prima dell’inizio del Festival Passepartout.

Giorgio Faletti (Asti, 25 novembre 1950 – Torino, 4 luglio 2014)

Aveva scelto di sottoporsi a cure intensive proprio nella città degli angeli, ma ha resistito con tutte le forze per poter tornare a salutare la sua Asti dove lo scorso 4 luglio, presso l’ospedale Molinette di Torino, ci ha silenziosamente detto addio. Aveva 63 anni e solo pochi mesi fa aveva scoperto di avere un tumore combattuto con il coraggio che gli derivava dalla capacità di saper sempre sorridere alla vita. Faletti era stato costretto ad annullare gli spettacoli in programma per i prossimi mesi. Lo ha fatto senza drammatizzare, con una sorta di congedo ufficiale dalla vita: “Cari amici, purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo. Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore. Giorgio”. Asti ha avuto molto da Faletti e negli ultimi anni, da quando aveva accettato la carica di presidente della Biblioteca, aveva maggiormente rafforzato il già consolidato legame con la sua comunità, dando molto a una istituzione che come tutto il sistema pubblico della cultura attraversa momenti di difficoltà. Massimo Cotto, amico d’infanzia, è stato uno degli ultimi a vederlo.  “Amavamo la stessa musica, i libri, ci piaceva mangiare insieme e ragionare del futuro, ma soprattutto condividevamo il concetto dell’arte che percorre la vita” – ha riportato Cotto – “ Sapeva muoversi tra due estremi, tra la risata e la lacrima: per una battuta avrebbe fatto qualsiasi cosa. Era allegro, casinaro. Senza censure: una volta in un locale molto elegante e costoso chiese al cameriere: ma queste cifre vicino al menu sono i prezzi o numeri di telefono? Poi aveva momenti di grande tristezza: quello struggimento che troviamo nelle sue canzoni”.  La cerimonia funebre  ha contato oltre cinquemila persone tra amici vecchi e nuovi, compagni di scuola, colleghi di Drive In, fan arrivati da lontano; tutti uniti in un unico, interminabile applauso all’uscita del feretro di Giorgio Faletti dal Teatro Alfieri, dove era stata allestita la camera ardente. Alla moglie Roberta, compagna di una vita dell’attore – cantante – scrittore, la piazza gremita davanti alla Collegiata di San Secondo ha dedicato un applauso a braccia alzate. Molti i volti noti del mondo dello spettacolo: Luciana Littizzetto, Carlo Freccero, Enrico Ruggeri con la compagna Andrea Mirò, Franco Mussida, Fiordaliso, Danilo Amerio, Fausto Brizzi, Enrico Beruschi e Margherita Fumero, Nicolas Vaporidis, Sergio Vastano, Antonio Ricci, Franco Oppini, Ugo Conti e tra questi  anche un altro famoso astigiano, Paolo Conte, che ha voluto ricordarlo così: “Ci conoscevamo da tempo, era intelligentissimo e molto sensibile, aveva una reattività di spirito fantastica, unica. Di Giorgio mi mancheranno molte cose, ma soprattutto la sua capacità rapida di vedere le cose che rimbalzavano l’una contro l’altra. Poi anche i suoi libri: Giorgio scriveva grandi gialli. Ho saputo della sua malattia solo nell’ultimo periodo, purtroppo. L’ultima volta che ci siamo visti, comunque, mi ha raccontato una barzelletta”. Potrebbe risultare paradossale che l’autore di “Io uccido” sia stato egli per primo una vittima, ma fermarsi è anche continuare.
Showman nella vita più che sul palco, non resta che dire: ciao, Professor Martinelli.

Serena Esposito

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